Scuderie Aldobrandini Frascati: Sguardi su Kavafis. 4 - 13 maggio 2024
Come videro Patroclo ucciso,
lui così coraggioso, giovane, e forte,
i cavalli di Achille piansero:
la loro natura immortale s’indignava
per quello scempio di morte davanti agli occhi.
Scrollavano la testa, agitavano le lunghe criniere,
battevano la terra con gli zoccoli e piangevano
Patroclo che sentivano senza vita – annientato –
corpo ormai vano – perduto il suo spirito –
indifeso – senza più respiro –
dalla vita tornato al grande Nulla.
Zeus vide le lacrime dei cavalli
immortali e si commosse. “Alle nozze di Peleo”
disse “non dovevo agire con tanta leggerezza;
meglio avrei fatto a non darvi in dono,
miei cavalli infelici! Che ci facevate voi laggiù
tra i miseri mortali, non altro che un trastullo della sorte.
Voi che né morte sfiora né vecchiaia,
precarie sventure rendono afflitti, coinvolti
dagli uomini nei loro tormenti.” – Ma i due
nobili animali piangevano
la sventura eterna della morte.
I CAVALLI DI ACHILLE


il ritorno del guerriero
UNA DONNA
L’opera rappresenta il tema della femminilità in maniera strutturale e metaforica come complessità delle componenti sociali che determinano il ruolo della donna nella società contemporanea. La struttura è composta da un’associazione di forme volumetriche troncoconiche che rivelano la tecnica costruttiva e la matrice geometrica attraverso le linee visibili di congiunzione delle lastre. I due moduli simili, sovrapposti e distanziati con una sfera morbida che permette un movimento oscillatorio, sono candidi e lucidi a significare la purezza d’intenti nell’edificazione della personalità femminile, e la capacità che questa ha di essere comunque flessibile alla sollecitazione esterna. Sulla testa un pesante cappello, un vecchio modulo idraulico con occhio passante, rivela trasparenza di vedute nonostante il peso che la tradizione impone al ruolo femminile. Le braccia, realizzate con porcellana a colaggio e trasferimento d’immagini, sono tatuate con due figure del teatro delle ombre cinesi, un uomo e una donna che si inchinano. In questa scultura l’inchino assume il significato di accettazione dei ruoli che le due figure sono chiamate ad assolvere nel trascorrere della vita e che la donna porta legate al collo come ornamento e trofeo. La posizione delle due figure, a testa in giù, ricorda la rappresentazione dei cercopi catturati da Eracle, due briganti che riescono a farsi liberare facendo ridere l’eroe. La figura mitica in questo caso è la vecchia madre terra che aspetta di sorridere per lasciarci liberi